Descrizione
A partire dal famoso giuramento, Carlo Carena ha selezionato, tradotto e commentato le pagine più importanti delle opere di Ippocrate. Un gigante del pensiero scientifico dell’antica Grecia, che basò ogni discorso medico sulla conoscenza dell’uomo e della natura. Una conoscenza fondata sull’osservazione di dati accertati, elaborati razionalmente, correlati all’esame clinico complessivo del malato nel suo ambiente. Ovviamente le nozioni di allora sul corpo umano erano spesso sbagliate e dunque le diagnosi ci possono sembrare approssimative, quando non fantasiose, e le terapie indicate possono a volte far sorridere. Ma il metodo, su cui Ippocrate insiste in tutte le sue opere, quello è di una modernità estrema: lontano da ogni influsso magico-religioso. Le parti più ampie scelte da Carena, quelle sul regime alimentare e i quattro libri che oggi definiremmo di “patologia generale” sono i più interessanti anche per un improbabile, ma divertente confronto con la medicina di oggi. Oltre ai trattati, il volume comprende l’intera serie degli aforismi e una selezione delle lettere. Nel commento Carena illustra la fortuna nel tempo dei brani ippocratici attraverso il riutilizzo o il commento di scrittori come Galeno, Cardano e Rabelais. La vita è breve, l’arte vasta, l’occasione rapida, l’esperienza fallace, il giudizio arduo. Occorre non solo essere disposti a fare quanto occorre, ma che lo siano anche l’ammalato, gli assistenti e le circostanze esterne. A mali estremi, estremi rimedi rigidamente applicati: sono i più efficaci. Ciò che occorre rimuovere, farlo per la via più naturale, per i passaggi più appropriati. Quanto nelle malattie rimane in corpo dopo la crisi, suole provocare ricadute. Nelle malattie acute predire decesso o guarigione non è sicuro. I molto grassi di costituzione sono più soggetti a morte repentina che i magri. Quando si fa tutto secondo regola, e i risultati non corrispondono, non cambiare cura se l’indicazione iniziale permane. “La medicina ippocratica si costituisce in scienza autonoma escludendo le componenti magiche e uscendo dal flusso religioso e mistico, dall’empirismo asistematico, per fondarsi sulla conoscenza dell’uomo e della sua natura e sull’osservazione razionale di dati accertati; sulle correlazioni delle componenti fisiche, psichiche e sull’esame clinico complessivo dell’ammalato nel suo ambiente e del decorso delle infermità, su motivazioni scientifiche e logiche o come risultato sperimentale. La lettura del trattato sulle Malattie dà l’impressione vivida ed evidente di essere il risultato di una continua osservazione e sperimentazione clinica.” (dall’Introduzione di Carlo Carena)